Il successo dell’e-commerce in Italia

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e-commerceSulla stampa italiana l’argomento “commercio elettronico” è sempre più trattato, sia dal punto di vista tecnico che da quello informativo. Negli Stati Uniti, molti analisti ne evidenziano lo sviluppo a scapito del “commercio fisico”, quale siamo abituati a vedere in tutte le vie cittadine di ogni paese del mondo, tanto da far dire a Howard Schultz, CEO di Starbucks, intervistato dalla CNBC: “fortunatamente, i consumatori non possono farsi un cappuccino online… non vorrei essere nei panni di chi deve gestire un negozio tradizionale e non ha una strategia digitale”. Inoltre, in un rapporto del MIT, si afferma che il consumatore “omni-channel” è la forza centrale che può plasmare il futuro dell’e-commerce e i negozi gestiti dai retailers.

Passando alla situazione del settore in Italia, l’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm/School of Management del Politecnico di Milano, ha rilevato che nel 2013 è proseguita la crescita del commercio elettronico con un tasso del 18% e le vendite dei siti, con operatività nel paese, hanno superato 11 miliardi d i Euro. Il commercio elettronico dei prodotti ha registrato una crescita del 25%, mentre quella dei servizi è stata pari a un + 13%, anche se questi ultimi pesano per il 61 % delle vendite.
Per offrire ai nostri lettori un quadro del commercio elettronico in Italia, abbiamo posto alcune domande all’Ing. Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, il Consorzio del commercio elettronico italiano.

Il Consorzio Netcomm è nato nel 2005. Da quell’anno, il settore dell’e-commerce è cresciuto notevolmente anche in Italia. Quali sono le principali ragioni di questa crescita?

“Il settore dell’e-commerce è affermato in tutti i paesi, tanto da essere diventato un fenomeno globale. Questo canale di vendita, nato con Internet, permette l’accesso online a beni e servizi. All’inizio, si trattava di acquisti online di servizi (assicurazioni, viaggi e turismo), ma più recentemente il commercio elettronico si è sviluppato per offrire prodotti difficilmente comprimibili in un negozio tradizionale. L’e-commerce permette di presentare ai potenziali acquirenti “un’offerta della coda lunga” (long tail), ovvero completa, che in un negozio fisico non sarebbe stoccabile, tanto da far parlare di “negozio planetario”. Inoltre, il servizio offerto e la confrontabilità dei prezzi rappresentano un plus per i potenziali clienti. Il prezzo, che ha inizialmente facilitato lo sviluppo del commercio elettronico, ha in seguito messo in evidenza altre com ponenti del marketing mix quali: il servizio a domicilio e una logistica efficace.”

Dalle più recenti informazioni, si evince che negli ultimi anni anche in Italia ci sia stata un’accelerazione dell’offerta di prodotti nell’e-commerce. In Europa, questo settore sembra oggi guidare lo sviluppo. Se così è, quali le previsioni tra oggi e a breve-media scadenza nel nostro paese?

“Storicamente, in Italia, a differenza di altri paesi, le vendite a domicilio non sono mai decollate anche per la reticenza delle persone ad avere fiducia nei servizi di consegna (servizi postali per le consegne) e per i servizi logistici non all’altezza. Nel passato, in Italia il negozio fisico ha predominato anche per la conformazione della popolazione distribuita in piccole-medie città. Al contrario, mercati come l’America, dove le distanze
sono maggiori, il servizio a domicilio è sempre stato un fenomeno importante. Aggiungasi anche la tradizionale “allergia” degli italiani all’uso della carta di credito online, che ha frenato il settore. L’e-commerce in Italia inizialmente si è diffuso nei servizi e, successivamente, anche nell’offerta di beni/prodotti (eBay, Zalando, Amazon, Yoox, Groupon). Le ragioni di quest’ampia diffusione in Italia sono da ricercarsi nei prezzi più vantaggiosi rispetto ai negozi, alla maggiore efficacia della logistica e alle consegne a domicilio favorite dalla mancanza di tempo dei consumatori italiani da dedicare allo shopping tradizionale.”

Quali sono, a suo parere, i motivi per cui l’e-commerce nel nostro paese non ha ancora raggiunto i livelli europei?

“Nel commercio elettronico l’Italia risulta indietro rispetto a paesi come Francia Inghilterra e Germania. Anche in termini di digitalizzazione, ossia del numero di persone che hanno accesso a internet, la percentuale degli internauti in Italia è di circa il 29%, contro una media europea del 55%, con punte dell’80% in alcuni paesi. Nel 2013 gli acquirenti online hanno raggiunto 14 milioni di unità e le vendite dai siti hanno superato 11 miliardi di Euro. Alla base di questa crescita si riscontra il ruolo sempre più importante svolto dagli smartphone che estendono le possibilità di acquisto al di là dell’utilizzo del computer. Inoltre, lo sviluppo della telefonia mobile sta contribuendo alla digitalizzazione del nostro paese. Nonostante quanto detto, il settore è ancora lontano rispetto ai maggiori paesi europei.”

Oggi si parla sempre di più di multi-canalità del retail di prodotti. Quali scenari si possono immaginare in un paese come l’Italia, in cui la distribuzione è estremamente capillare?

“Anche in Italia è in atto una rivoluzione digitale e nel breve-medio termine si arriverà ad un punto di equilibrio tra commercio “fisico” e “digitale”. Il consumatore “omni-channel” sarà la forza centrale che determinerà il futuro del commercio elettronico e dei negozi tradizionali. Il punto è saper valorizzare la customer experience del cliente finale e a tale scopo le aziende dovranno saper sfruttare al meglio l’online e l’offline, integrandoli tra loro.”

Leggiamo che in Usa nel comparto retail è in atto una rivoluzione digitale. Pensa che anche in Italia sarà così?

“Non esiste un’unica scelta: bisogna studiare una strategia client-centric. Per il cliente finale non deve far differenza se vuole acquistare i prodotti online invece che nel negozio, o ancora sceglierli online e andarli magari a provare o a ritirarli nel negozio. Il cliente è sempre un cliente: non è che il cliente che acquista online sia diverso da chi va in negozio. È necessario garantire al cliente una customer experience e un marketing coerente, indipendentemente dal processo di acquisto.”

A suo parere, come i retailers italiani dovrebbero implementare una strategia di e-commerce con i negozi fisici?

“Sicuramente, in futuro i protagonisti del mercato dovranno trovare il migliore punto di equilibrio tra fisico e online. Porto un esempio di una catena che ha deciso di non ridurre il numero di punti vendita, al fine di garantire la capillarità dei propri punti vendita e assicurare quindi una copertura del territorio, ma ha ridotto le superfici medie dei propri negozi.”

 

La mission di Netcomm

Il Consorzio del commercio elettronico italiano (Netcomm), nato nel 2005, aderisce a Assinform, organismo di Confindustria per i Servizi innovativi e tecnologici. La mission di Netcomm si sviluppa su due fronti: da un lato offre tutta una serie di servizi ai propri consorziati, dall’altro s’impegna a promuovere la cultura del commercio elettronico nella società civile. Tra i consorziati annovera marchi rinomati tra cui Bottega Verde, Ibs, Fratelli Carli, Expedia, Bluvacanze, Dmail, Ebay, Epson, Mandarina Duck, Lastminute, Poste Mobile, Ticket One, Carta Sì, Il Sole 24Ore, ecc.. Tutti i consorziati aderiscono al Codice di autoregolamentazione Netcomm, sinonimo di garanzia di qualità e di trasparenza nei confronti dei clienti potenziali. Inoltre, si possono fregiare del Sigillo Netcomm, che permette al consumatore di identificare le aziende iscritte, che perseguono la ricerca della qualità e l’attenzione all’utente finale.  La nona edizione dell’E-commerce Forum 2014, dedicata al commercio elettronico, si svolgerà a Milano il 20 maggio 2014. L’evento, organizzato da Digital Events info@digitalevents.it ), è aperto a tutti coloro che vogliono approfondire e ampliare le proprie conoscenze sull’intera filiera del commercio elettronico.

www.consorzionetcomm.it

info@consorzionetcomm.it

 

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