Photo by Dimitry B. – Flickr *
L’estremo oriente, nonostante non sia percepito più lontano come un tempo, presenta ancora delle sfide non indifferenti, soprattutto per chi vuole iniziare un business. La Cina, il Paese asiatico con l’economia più florida ed in crescita può però portare grandi opportunità per chi ha il coraggio e la capacità di sfruttarle.
La prima sfida da affrontare per le imprese che desiderano investire in Cina ed entrare quindi nel mercato cinese sono le barriere culturali: la lingua e il modo di fare business in Cina potrebbero scoraggiare nell’impatto iniziale con la vasta economia cinese.
Dove orientarsi quindi? Per prima cosa bisogna comprendere il Piano economico all’interno del quale il governo ha inquadrato il Paese. In questo momento la Cina si trova nel mezzo del Dodicesimo piano quinquennale, che terminerà nel 2015 e che è stato iniziato dal precedente esecutivo. Questa tipologia di classificazione economica è un lascito dell’epoca maoista, ma, come molti aspetti all’interno della società cinese, ha cambiato pelle. In particolare, il piano 2011-2015 pone obbiettivi ambiziosi per il Paese: un focus maggiore sull’incentivare i consumi interni al posto di concentrarsi solo sul settore dell’esportazione; favorire l’espansione del settore terziario; migliorare l’efficienza energetica, sia trovando nuovi partner nel settore petrolchimico, sia migliorando gli standard ambientali delle proprie compagnie.
La prima conclusione che si può trarre per le imprese italiane è che la concorrenza, almeno in campo tessile e manifatturiero tenderà a calare, visto che il governo intende ricalibrare la propria fascia di consumi verso l’interno, dove un miliardo e trecento milioni di persone rappresentano un bacino di utenza enorme. L’aumento dei salari e il miglioramento delle condizioni di vita, soprattutto nelle campagne, potrebbe anzi essere una buona occasione per cercare di accaparrarsi una fetta di questo mercato. Secondo il rapporto CeSIF 2012 della Fondazione Italia-Cina, il retail è un settore in crescita e con grandi prospettive. Si stima infatti che, grazie all’aumento della classe media, il retail potrebbe crescere con un ritmo del 15-20% l’anno. Si tratta di un settore ancora frammentato in Cina, che presenta quindi possibilità concrete di investimento per le aziende.
La Cina poi è molto interessata a tecnologie che le permettano di ridurre gli sprechi energetici ed in particolare l’inquinamento ambientale. Viene quindi data molta importanza (e spazio di manovra all’interno del mercato cinese) alle compagnie che hanno sviluppato tecnologie di ultima generazione nel settore “green”.
Infine, non si può dimenticare l’industria del lusso. L’unico settore che non ha subito la crisi in Italia, è anche uno dei prediletti dai nuovi ricchi della società cinese, che hanno fatto delle grandi firme italiane e francesi, nell’abbigliamento come nell’arredamento fino al settore automobilistico, un vero e proprio emblema della propria classe sociale.
* View of Pudong, Shanghai
Pudong (浦东, pinyin: Pǔdōng), noto ufficialmente come Pudong New Area (浦东新区, pinyin: Pǔdōng Xīn Qū), è un distretto della città cinese di Shanghai.
Sta conoscendo, negli ultimi anni, una profonda revisione urbanistica che prevede nel suo master-plan la costruzione di altissimi grattacieli come espressione dello sviluppo economico cinese. Fra questi si possono elencare: la Jin Mao Tower (420,6 m con 88 piani), la torre della televisione di Shanghai chiamata “Perla d’oriente” (468 metri) e lo Shanghai World Financial Center (492 m circa) finito nel 2008 ed attualmente il sesto grattacielo più alto del mondo. Nel 2008 sono state posate le basi per le fondamenta della Shanghai Tower, ne è prevista la fine della costruzione nel 2014.
Pudong alla lettera significa ad est del fiume Hangpu. – Wikipedia