Come costruire un impero immobiliare di 1.4 miliardi di dollari a Miami, in meno di 10 anni e senza edificare neanche un albergo in riva al mare?
La risposta è sotto gli occhi di tutti gli amanti del South Florida, che siano turisti di professione, shopping addicted o investitori in cerca di business d’oro, tutti hanno potuto osservare la folgorante trasformazione del monotono quartiere di show-room di arredamento fra la la 40th e la 41st strada e NE 2nd Avenue mentre prendeva pian piano le sembianze di una mecca del lusso contaminata da gallerie d’arte, ristoranti gourmet e spazi ad alto contenuto di design.
Il Fashion District, ufficialmente conosciuto come Miami Design District, oggi rappresenta una delle meraviglie architettoniche open-air più ammirate a livello globale dove archi-star del calibro di Zaha Hadid, Marc Newson e Aranda/Lasch hanno espresso al massimo il loro inconfondibile talento per rendere ancor più audace la nuova e avveniristica era del distretto, dedicata totalmente alla valorizzazione del bello e di tutto ciò che attrae abbondanza e comfort nella vita quotidiana dei suoi avventori.
Questa metamorfosi é stata possibile grazie alla joint venture di due grandi immobiliari presenti sul territorio quali la Dacra, di proprietà dell’imprenditore locale Craig Robins e il fondo di investimenti L Real Estate, in cui il Gruppo LVMH ha una partecipazione. I due colossi del real estate hanno messo a punto la realizzazione di un ambizioso progetto che nel 2016 vedrà un totale di ben 100 prestigiosi marchi del settore moda e gioielli competere a colpi di lifestyle per conquistare l’esclusivo turismo internazionale stimato dal Greater Miami Conventions and Visitors Bureau intorno ai 15 milioni di presenze annuali.
Non a caso il Gruppo LVMH é presente nel distretto con 12 brand fra cui Louis Vuitton, Christian Dior, Celine, Marc Jacobs e Bulgari per citarne alcuni, che hanno trainato anche l’interesse dell’eterno competitor, la Compagnie Financière Richemont, che ha insediato 10 dei suoi brand in portfolio fra i quali spiccano Cartier, Jaeger-Lecoultre e prossimamente anche Vacheron Constantin e Van Cleef & Arpels.
La nuova piazzetta di Palm Court, inaugurata lo scorso dicembre in occasione di Art Basel Miami, è il cuore del nuovo Miami Design District in cui pulsa l’installazione “Fly’s Eye Dome“, il famoso globo con applicazioni cilindriche e cupole trasparenti realizzato nel 1965 dallo scomparso architetto americano R. Buckminster ed acquisito come opera d’arte proprio da Craig Robins nel 2011. La scultura, ristrutturata per l’occasione, fa da scenario agli innumerevoli eventi organizzati per fidelizzare il flusso di acquirenti, che sarebbe altrimenti polarizzato dalla destinazione prediletta dalla Miami che conta, ovvero quella di Bal Harbour Shops situato a nord di South Beach.
Nella piazza balza all’occhio l’elegante boutique su due piani di Tourbillon che espone tutti i brand di alta orologeria di Swatch Group e mentre le sue vetrine fan da sfondo agli eventi musicali, spesso organizzati dal distretto per rendere l’esperienza gratificante sotto tutti i punti di vista, basta salire le adiacenti scale mobili per ammirare il tramonto di Miami che di per se è già uno spettacolo sensoriale.
Son finiti dunque i tempi in cui ci si avventurava sulla 39th strada sotto la canicola pomeridiana rimpiangendo di non essere rimasti in spiaggia, per andare a curiosare nel negozio di Marni o di Christian Loubotin, all’epoca due pionieri dell’area, o di quando la sera non si andava più in là dello show-room di Driade sulla 41 st strada dove c’era l’unico ristorante italian o all’altezza della situazione. E stiamo parlando solo del 2008.
Oggi per cenare si fa la fila nei ristoranti del perseverante chef Michael Schwartz, che nel Mdd ha creato l’efficace formula dell’accoglienza genuina aprendo per primo il ristorante iconico Michael’s Genuine, per secondo l’americano The Cypress Room e per terzo il pop-up café Ella, liberamente ispirato al nome della sua prima figlia, direttamente su Palm Court per tutta la stagione estiva.
L’italiano di grido è diventato MC Kitchen mentre per fare serata si può tirare notte da Gavanna dove nel week end si rivive l’esperienza del “nightlife as theater”. Per respirare un pò di mood newyorkese si aspetta direttamente che dalla grande mela arrivi il nuovo ABC Kitchen, in prossima apertura.
Valentino, Miu Miu ed Hermes sono gli ultimi (si fa per dire) arrivati sul fronte fashion luxury e vanno ad aggiungersi ai flagship store di Burberry, Hublo t ed Ermenegildo Zegna che con il suo nuovo negozio disegnato da Peter Marino, festeggia i suoi 105 anni di attività produttiva.
Le nuove show-room del design sono arrivate a quota 67 e di monotono non hanno davvero più nulla, in quanto tutte succursali di grandi marchi italiani, dagli antesignani Bisazza e Flos, fino ad Alessi, Poliform, Minotti, Poltrona Frau ed Armani Casa.
Anche gli affitti e le compravendite nel quartiere sono lievitate, non ancora tanto quanto le principali vie del lusso europee ma pur sempre cospicuamente aumentate se si considera che un negozio di 2000 metri quadrati sulla Northeast e 40th strada è stato da poco venduto per 30 milioni di dollari americani ovvero circa 1500.00 $ al piede quadrato.
Miami dunque non é più solo un’ambita meta tropicale per le vacanze in barca e per la vita mondana, bensì una destinazione di lusso per shopping esclusivo, piaceri del palato ed eventi culturali. L’appuntamento più ambito in assoluto é quello di Art Basel Miami che dal 2002 é il luogo d’incontro per eccellenza dei collezionisti mondiali di arte contemporanea. Nella scorsa edizione sono state 250 le gallerie d’arte sotto i diretti riflettori della manifestazione e 73.000 i visitatori internazionali che si sono riversati anche sul Miami Design District grazie agli eventi organizzati per l’occasione nei flagship store più prestigiosi. Anche qui c’è lo zampino di Craig Robins che è il Responsabile ed investitore della manifestazione in partnership con MCH Swiss Exibition, produttori di Art Basel.
Se è vero che dietro ogni cambiamento c’è uno scopo legato ai propri valori personali, quello di Robins con la sua Dacra è risaputo essere orientato a valorizzare prima gli aspetti culturali del contesto più che la capacità di creare occasioni commerciali, che comunque non hanno tardato ad arrivare come conseguenza della sua lungimiranza e della sua indubitabile audacia. Quest’anno infatti, insieme al suo partner L Real Estate, ha appena venduto una quota minoritaria per 280 milioni di dollari statunitensi al trust General Growth Properties di Chicago e ad Ashkenazy Acquisition Corp, facendo così salire la valutazione del distretto a 1,4 miliardi come anticipato sopra.
Il futuro del Retail di lusso a Miami è dunque in forte espansione ed è sinonimo di riscossa dell’urbanizzazione latina che apre le frontiere alla total experience del cliente internazionale sempre più informato e ancora più competente che in passato: un vero e proprio influencer capace di accompagnare i brand verso il successo desiderato.