Ci avviciniamo alla chiusura di EXPO 2015. Per molti cʼè la preoccupazione di aver creato unʼaltra cattedrale nel deserto. quale sarà il futuro del sito e che cosa potremmo vedere costruito sulla sua area?
La competenza sul futuro del sito espositivo dopo il 31 ottobre è di Arexpo. Difficile quindi per noi, che trattiamo la gestione dellʼevento e che abbiamo ancora 40 giorni di intenso lavoro prima di avviare lo smantellamento, dare una risposta. Al momento ci sono diversi progetti al vaglio. Uno molto interessante è quello che prevede lo spostamento dellʼUniversità Statale proprio su questo milione di metri quadrati che fino ad oggi ospita i padiglioni dei Paesi che partecipano a Expo Milano 2015.
Molti vorrebbero che le delegazioni dei vari paesi lasciassero in piedi i padiglioni e far continuare lʼatmosfera dellʼevento. Che cosa ne pensa? Può essere una buona idea?
Devo dire che Expo Milano 2015 ha il pregio di vedere uno accanto allʼaltro padiglioni con architetture affascinanti. Vederle vive – almeno alcune di loro – anche dopo la chiusura dellʼEsposizione Universale sarebbe davvero straordinario. Ma per regolamento del BIE – il Bureau International des Expositions –, i padiglioni sono costruiti in modo da poter essere smantellati. È bello comunque sapere che alcune di queste strutture saranno ricostruite nei Paesi di origine – penso al Bahrain oppure agli Emirati Arabi, ad esempio – o che i materiali utilizzati possano essere impiegati per costruire altro. Il riuso è anchʼesso un modo per continuare a farli vivere. È pur vero che la Tour Eiffel – esempio forse più noto a tutti – è stata costruita per essere smontata…eppure alla fine si è deciso di non procedere ed è diventata il simbolo della città di Parigi.
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Molti sostengono che per parlare del problema della fame del mondo non cʼera bisogno di creare un evento come EXPO. Che parere ha in merito a queste affermazioni?
I grandi problemi e le grandi questioni che riguardano tutti noi cittadini del mondo hanno bisogno di piazze internazionali uniche perché vengano amplificate le interazioni e gli scambi di idee e soluzioni. Expo Milano 2015 si inserisce in questo contesto. Il nostro obiettivo è quello di far riflettere milioni di persone – adulti, anziani, studenti, bambini, famiglie – sul problema della scarsità di risorse alimentari e naturali del pianeta, sul paradosso dellʼabbondanza e sugli sprechi, attraverso le attività educative e ludiche che i Padiglioni dei Paesi hanno messo in campo per rispondere alla domanda presente nel tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.
Quale sarà il lascito finale di expo 2015 per milano e per lʼitalia intera?
Ci sono due lasciti principali. Uno è materiale: è unʼarea infrastrutturata dal punto di vista tecnologico e urbano, collegata alle principali arterie di viabilità della regione, la cui destinazione dʼuso – come dicevamo – dipende da Arexpo. Lʼaltro è immateriale e si concretizza nella Carta di Milano, in un documento dedicato allʼimpegno di tutti i cittadini del mondo nella lotta contro la fame, che consegneremo il 16 ottobre al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.
A suo parere qual è il bilancio finale dellʼevento milanese?
I bilanci si fanno alla fine. Ed è ancora presto per trarre le conclusioni. Mancano 40 giorni e abbiamo tanti appuntamenti in programma. Siamo certamente soddisfatti di come sta procedendo: abbiamo già avuto più di 14 milioni di visitatori. Settembre e ottobre sono mesi importanti, per il ritorno delle scolaresche sul sito, con le visite didattiche, e per lʼavvicinarsi della data di chiusura – il 31 ottobre – che rende ancora più unico questo evento.
Prima dellʼapertura dei cancelli di EXPO 2015 ci sono state varie problematiche sia burocratiche sia politiche. Qual è stato il suo primo pensiero o stato dʼanimo?
Ci sono stati momenti difficili, non lo nascondo. La dedizione al lavoro è lʼunica via per raggiungere gli obiettivi e superare gli ostacoli. Ne ero convinto prima di Expo Milano 2015 e ne sono certo ancor di più oggi. Vedere migliaia di operai impegnati ogni giorno – 24 ore al giorno – nella costruzione dei padiglioni, come è successo nelle ultime settimane del cantiere, è stata la migliore prova di valore e di orgoglio del nostro Paese che non dimenticherò mai.
Unʼultima domanda, voci insistenti dicono che si candiderà alla poltrona di Sindaco di Milano. Risponde a verità? Se così fosse come immaginerebbe il futuro della città sotto la sua guida?
Come ho già avuto modo di dire, fino a fine anno la mia attenzione è rivolta a EXPO.
Biografia di Giuseppe Sala
Laureato nel 1983 in economia aziendale, Sala ha iniziato la sua carriera in Pirelli ricoprendo diversi incarichi nelle aree del controllo di gestione, della pianificazione strategica, della valutazione degli investimenti e nelle nuove iniziative di business. Nel 1994 diventa direttore controllo di gestione e pianificazione strategica del settore pneumatici di Pirelli e nel 1998 è nominato amministratore delegato della Pneumatici Pirelli. Nel 2001 è senior vice president operations, responsabile delle strutture industriali e logistiche del settore pneumatici. Nel 2002 assume la carica di chief financial officer di TIM, mentre dal 2003 al 2006 è direttore generale di Telecom Italia. Nel 2007 e 2008 è senior advisor per NomuraBank. Da gennaio 2009 a giugno 2010 è direttore generale del Comune di Milano e da giugno 2010 assume l’incarico di amministratore delegato di Expo 2015 S.p.A. Da febbraio a maggio 2012 ricopre la carica di presidente di A2A. Da maggio 2013 è commissario unico delegato del governo per Expo Milano 2015.