Calcio, al via la battaglia per i diritti tv del futuro. Il 2017 rappresenta un anno spartiacque per il calcio italiano, dal momento che si assegneranno i diritti televisivi 2018/2021
La Serie A del futuro abbandonerà quasi definitivamente la domenica pomeriggio, con buona pace di nostalgici e amanti di un calcio che non c’è più. Comandano le esigenze delle televisioni, i cui investimenti nei diritti tv rappresentano in media oltre il 50% del giro d’affari complessivo delle società di Serie A: troppi perché il mondo del calcio possa evitare di scendere a patti con le richieste del piccolo schermo. In questo contesto, il 2017 rappresenta un anno spartiacque per il calcio italiano, dal momento che si assegneranno i diritti televisivi 2018/2021 sia della Serie A che della nuova ambitissima SuperChampions.
Il nostro campionato, come sappiamo, non se la passa benissimo. Di recente è sceso al quarto posto in Europa per proventi annuali derivanti da diritti tv nazionali e esteri (1,2 miliardi a stagione), dietro all’imbattibile Premier League (3,6), alla Liga spagnola (1,7) e alla Bundesliga tedesca (1,4). Solo per fare un esempio, l’ultima in classifica della Premier League 16/17 riceverà più soldi dalle televisioni di qualsiasi squadra italiana della Serie A. I diritti tv del campionato inglese per il triennio 2016/2019 sono stati infatti ceduti a cifre astronomiche, superiori di oltre il 70% rispetto al contratto precedente e con un ammontare complessivo che supera i 10 miliardi di euro. Non è più una sorpresa trovare la Serie A ben lontana dagli incassi di Premier e Liga, dal momento che la crisi prolungata nella quale si trova il nostro calcio ha ridimensionato il massimo campionato italiano ad umile provincia del più ricco impero calcistico anglo-spagnolo, dove i fuoriclasse di tutto il mondo possono godere di ingaggi decisamente più alti. Ma è l’intero prodotto offerto dal calcio italiano a fare acqua da tutte le parti, a cominciare dalla questione stadi. Di fronte a impianti inglesi o tedeschi, moderni e sempre rigorosamente pieni, la Serie A risponde con stadi fatiscenti e deserti.
L’affluenza media a partita negli stadi della massima serie italiana (22 mila unità) e la media di riempimento degli impianti, che è pari al 55,2%, sono infatti le più basse d’Europa, contando i cinque maggiori campionati. Nonostante questo, la Lega Calcio e Infront, l’advisor scelto dalla stessa Lega per la vendita dei diritti tv, proveranno ad incrementare gli introiti televisivi, adottando innanzitutto un criterio di assegnazione dei diritti diverso rispetto all’ultima asta 2015/2018. L’intenzione della Lega è infatti quella di vietare la concessione delle stesse partite a più gruppi televisivi, anche se questi utilizzano piattaforme di trasmissione diverse (come digitale terrestre o satellite), per garantire l’esclusiva assoluta a chi si aggiudicherà un determinato pacchetto di partite e, di conseguenza, per farne lievitare il prezzo. All’asta parteciperanno con molta probabilità solo Sky e Mediaset, anche se le ultime indiscrezioni in merito rivelano la possibilità di un inserimento a sorpresa da parte del gruppo Discovery, che possiede tra gli altri Eurosport e il canale Nove.
La novità che coinvolge maggiormente i tifosi di tutta Italia riguarda però gli orari in cui scenderanno in campo le squadre di Serie A, che saranno individuati costantemente lungo tutto il weekend, dal venerdì al lunedì, sempre con l’intento di massimizzare i ricavi: in base soprattutto alle esigenze delle squadre impegnate nelle coppe, si giocherà venerdì alle 20.45, sabato alle 15.18 o 20.45, domenica alle 12.30, 15.00 o 20.45 e lunedì alle 20.45. Ma sono i diritti tv 2018-2021 della Champions League ad essere il piatto forte del 2017, dal momento che la nuova formula della competizione assegna ben 4 posti diretti nella fase a gironi alle squadre italiane, a differenza dei 2 attuali (+1 ai preliminari). Sky, dopo aver perso clamorosamente i diritti della massima competizione europea nel triennio 2015-2018, che sono andati in esclusiva assoluta a Mediaset, vuole evitare nuove sorprese: stando alle indiscrezioni apparse sul quotidiano “La Repubblica”, la tv di Rupert Murdoch starebbe pensando ad un’alleanza con la Rai, per mettere in campo un’offerta comune da 100 milioni di euro a stagione (60 milioni pagati da Sky, 40 dalla televisione di Stato). Se l’acquisizione dei diritti andasse in porto con questa sinergia, la Rai trasmetterebbe una partita in chiaro alla settimana e Sky mostrerebbe tutto il resto a pagamento.
L’asta, che avverrà con ogni probabilità entro primavera, rischia di cogliere impreparata Mediaset, bloccata dalla pesante controversia con la francese Vivendi, che dopo aver disatteso l’accordo trovato con il Biscione per acquisire la pay-tv Premium, sta addirittura tentando di scalare l’intero gruppo televisivo di Cologno Monzese.
In ogni caso, come ha dimostrato l’ultima assegnazione, è sempre lecito attendersi grandi sorprese dalle buste che verranno consegnate alla Uefa dalle tv, dai cui investimenti dipende,
sempre in misura maggiore, il futuro delle squadre italiane.