In un paese in cui il calcio non è solo uno sport, ma una vera e propria religione per milioni di appassionati, non stupisce ormai che il mondo del pallone sia fonte di introiti e di guadagni miliardari. Sono note infatti le cifre astronomiche che ruotano intorno alle maggiori Leghe europee e che coinvolgono numerose Associazioni sportive, imprese, media e liberi professionisti. Accanto a fonti di guadagno di questa portata, passano ingiustamente inosservate le ridotte possibilità di ricavi derivanti dalle vere fondamenta culturali e tecniche dello sport calcistico, ovvero le scuole calcio. Nonostante ciò, si tratta di una tendenza in forte sviluppo e che permette una discreta, e a volte immediata, possibilità di guadagno.
Associazioni sportive dilettantistiche: business e motore dello sport
L’organizzazione di una scuola calcio può assumere diverse forme e modus operandi. Si può fondare una semplice squadra amatoriale, associarsi alle numerose Associazioni sportive esistenti, costituire una Società calcistica ex novo, oppure aprire una Associazione Sportiva Dilettantistica (cd. ASD). Sono pubblicizzate e sotto i riflettori da anni le iniziative di tante squadre di Serie A e di Serie inferiori – anche europee – che associano scuole calcio, collegate a servizi di scouting, per trovare e selezionare nuovi talenti, prestando soccorso, in molte situazioni, a realtà socio-economiche di paesi in difficoltà o in via di sviluppo. Per quanto sia affascinante ed entusiasmante l’argomento (trattabile certamente in altra circostanza), il desiderio è quello di evidenziare le possibilità e gli sviluppi delle ASD, facili da costituire e maggiormente remunerative nell’immediato per un privato che intende investire in esse. Le Associazioni Sportive Dilettantistiche vengono definite come associazioni che svolgono attività sportive ritenute dilettantistiche dai regolamenti del Coni, e che vengono registrate nell’apposito albo detenute dallo stesso Coni. L’iter burocratico da seguire è relativamente semplice: occorre fare richiesta del codice fiscale, preparare e registrare l’atto costitutivo e lo statuto (comprendenti la denominazione dell’ente, la finalità sportiva e l’assenza di lucro), secondo i requisiti codicistici, della legge fiscale (TUIR) e dell’art. 90 L. 289/2002 regolante nello specifico le normative legate alle associazioni dilettantistiche. Una volta ottenuta la registrazione dell’associazione presso l’Agenzia delle Entrate, con annesso pagamento della tassa di registro e dei relativi bolli, è necessaria l’iscrizione e il riconoscimento da parte di una Federazione sportiva nazionale di riferimento o di un Ente di Promozione Sportivo. L’ ultimo step consiste nell’iscrizione al registro telematico del Coni. Si tratta dunque di una procedura non eccessivamente dispendiosa e burocratica, premiata da un sempre maggiore interesse privatistico: sono ad oggi infatti più di diecimila le associazioni iscritte presso l’Albo del Coni, distribuite equamente nell’intera penisola, con una leggera prevalenza nel Centro-Italia.
La maggioranza delle scuole calcio sono associazioni sportive dilettantistiche senza fini di lucro
Focus sulle scuole calcio
La maggioranza delle scuole calcio sono associazioni sportive dilettantistiche senza fini di lucro, con conseguente obbligo di reinvestire gli utili. I soci fondatori possono riconoscersi tuttavia compensi in qualità di presidenti, dirigenti o allenatori, utilizzando le finanze rimanenti per finanziare le attività agonistiche. Una volta ottenuto il riconoscimento federale e aver individuato impianti sportivi adatti, il passo successivo è la ricerca di tecnici qualificati (circa 20 bambini ogni istruttore), pronti per organizzare e attuare i programmi sportivi. Ulteriori ricavi possono derivare da attività di sponsorizzazione, in genere locali, finalizzate all’ampliamento e allo sviluppo delle attività. Si tratta dunque in primis di associazioni no profit, il che comporta benefici nell’iter burocratico ma anche fiscale. La principale agevolazione riguarda la non tassabilità dei corrispettivi ricevuti dai soci per frequentare i corsi organizzati dall’associazione (l’attività è considerata non commerciale e pertanto non è necessario aprire alcuna Partita Iva). Inoltre, parte dei compensi destinati ai soci istruttori non sono soggetti ad alcuna tassazione. Questi vantaggi, combinati con la mancata obbligatorietà di alcun atto notarile di costituzione e di alcun riconoscimento governativo, costituiscono senza dubbio motivo del crescente sviluppo e interesse legato alle ASD.