C’è un luogo virtuale in cui chiunque può entrare senza smettere mai di sognare…
Immaginiamo di avere tutti i giorni in tasca un biglietto per accedere gratuitamente a mostre d’arte, fotografiche, a video e performance artistiche e a tanto altro. Cosa faremmo in tal caso, lo butteremmo via? Sicuramente no! La buona notizia è che questo biglietto esiste, anche se virtuale e ha un nome: Instagram. Il social network “fotografico” nato nel 2010 e acquistato nel 2012 dal geniale e previdente Mark Zuckerberg per un miliardo di dollari sta spopolando nel mondo del web, raggiungendo a dicembre 2016 i 600 milioni di utenti attivi e un posto in prima fila sui nostri smartphone. Grazie a questa applicazione gratuita non solo è possibile scattare, modificare con filtri artistici e condividere le foto sui maggiori social network, ma è anche possibile esplorare nuove forme d’arte emergenti e vedere foto e video di artisti provenienti da ogni angolo del pianeta. Un palcoscenico sempre aperto alla nostra curiosità e alla voglia di farci sorprendere.
Si vive di tanti piccoli momenti come quando ci si innamora, si sogna, si legge o si fa prima di tutto ciò che si preferisce
L’immaginazione vi porterà dappertutto – diceva Einstein e noi siamo pronti per iniziare questo viaggio.
La nostra prima tappa è nella ritrattistica concettuale. Avete mai visto catturare una stella come se fosse una farfalla quando non è ancora notte e il cielo è nuvoloso o vi è mai capitato di osservare una teiera sospesa nell’aria e attaccata a un palloncino colorato versare del tè a due braccia che spuntano da un campo di grano oppure camminare tra gigantesche chiavi antiche piantate nel suolo come totem e coperte da piante rampicanti? Sembra di essere nel regno di Alice nel Paese delle Meraviglie e perché no, anche in quello di Tim Burton (c’è molto del Cappellaio Matto nella foto A Mad Little Walk). Sono solo alcune delle meravigliose opere di Joel Robison, fine artist canadese trasferitosi da anni nel Regno Unito. Su Instagram conta 50,4 mila follower. Joel soffre sin da piccolo di deficit di attenzione. È come se la sua mente, scrive l’artista sul suo blog, volesse galleggiare in un mondo fatto di sogni e scorrere attraverso storie fantastiche che potrebbero o che forse dovrebbero accadere. Dentro di lui frullano milioni di cose nello stesso istante. Mille vite possibili passano davanti ai suoi occhi che ne vivono una sola. Anche una nota musicale o la percezione di un piccolo movimento lo distoglie dalla quotidianità. La sua vita è spesso una lotta tra le cose da fare, una continua scelta. Forte è il suo bisogno incessante di cercare oltre per fermare in qualche modo i suoi pensieri che percepisce ovunque come un’ossessione. Per lui, scrive sempre nel suo blog, avere deficit di attenzione è come essere in una stanza piena di farfalle di tutti i colori e dimensioni diverse (questa immagine gli ha ispirato Flutter) fino a quando una voce misteriosa gli suggerisce di sceglierne e seguirne solo una e di memorizzarla. La storia di Joel è quella di un uomo che si sente sin da piccolo diverso dai suoi coetanei e che un bel giorno decide di aprirsi al mondo intero mostrando attraverso le sue fotografie cosa si prova e cosa succede quando si vive in uno stato di perenne distrazione. In uno dei suoi ultimi post si chiede anche che cosa significhi esattamente essere felici e poi se non dovremmo esserlo ogni giorno della nostra vita. La sua opera Find your happiness può essere una buona chiave di ricerca per trovare la risposta: lui (autoritratto) è su un prato e ha un fiore in mano che osserva mentre su di loro si poggia un’enorme lente di ingrandimento tenuta da una misteriosa e gigantesca mano che sbuca dal cielo.
Senza immaginazione non c’è salvezza – diceva il critico d’arte italiano Giulio Carlo Argan e la vita è fatta proprio di questo, di stati d’animo in cui l’uomo disegna ogni giorno quello vuole essere o almeno ci prova.
Si vive di tanti piccoli momenti come quando ci si innamora, si sogna, si legge o si fa prima di tutto ciò che si preferisce. L’artista russa Anka Zhuravleva ha raccolto proprio questi attimi di vita in un suo lavoro che ha chiamato Distorted Gravity, affermando che ogni essere umano almeno una volta nella sua vita ha provato una sensazione di gravità distorta vivendo quelle emozioni. Nata a Mosca, classe 1980, oggi vive in Portogallo con suo marito e su Instagram conta 106 mila follower. Nelle sue foto non si percepisce il senso di evasione di Joel, ma al contrario di attesa, attenzione, abbandono (Anka è rimasta orfana di genitori a 19 anni) e sospensione. I soggetti sembrano fluttuare nel vuoto di stanze, di corridoi, di luoghi quasi sempre al chiuso, tra nuvole, spartiti musicali e altri oggetti anch’essi sospesi in aria. Negli altri suoi ritratti ci sono temi ricorrenti come le foglie d’autunno, gli strumenti musicali e i pesci, questi ultimi presenti in particolar modo nella serie The acquatic ispirata ai suoi strani sogni sull’acqua e dove la maggior parte delle immagini sono autoritratti.
Dopo la morte dei genitori Anka abbandona gli studi di architettura e fa la tatuatrice, la cantante in una rock-band, la modella su PlayBoy e XXL e per diversi anni la pittrice. Solo nel 2006 comprende che la fotografia è la forma di espressione artistica da cui prende maggiore ispirazione. Nelle sue opere oniriche e surreali anche Anka, per quanto in un modo diverso da Joel, ci racconta un’infinità di mondi possibili.