L’amore è più forte della morte. Questo il messaggio di Chiara Frazzetto premiata per “Donna Coraggio” alla IX edizione del Premio Internazionale ‘Semplicemente Donna Harmony Award’, mentre riceve l’ambito riconoscimento al teatro Mario Spina di Castiglion Fiorentino. Ella si presenta forte e decisa, nella sua bella figura mediterranea di donna siciliana, durante l’incontro al Liceo Classico Francesco Petrarca di Arezzo moderato da Giovanni Bonani direttore del magazine ‘Beesness’. Nel 1996 il padre ed il fratello di Chiara vennero uccisi dalla mafia (suo padre titolare della gioielleria di famiglia aveva rifiutato di pagare il ‘pizzo’), pochi mesi dopo la madre si tolse la vita per il dolore ricevuto. Proprio quella madre che supplicava la figlia d’andarsene via, lontana anni luce da quell’isola del sud. Cosa che invece Chiara non ha mai voluto fare, rinunciando persino alla scorta assegnata.
“Vivere 24 ore su 24 con gli agenti, fa scattare automaticamente rapporti amichevoli ma anche rischi che non mi va di condividere, pensiamo tanto per portare un esempio, cosa successe per Falcone e Borsellino”.
Per lei il riconoscimento ufficiale “Vittima di mafia” arrivò dal Ministero dopo un anno dalla morte di mamma Agata e, dopo appena tre mesi, la Regione Sicilia approvò una legge denominata “Chiara Frazzetto”. Davanti alla scolaresca, estremamente attenta, Chiara ricorda la ‘luce’ di sua madre e del forte amore che regnava in famiglia, ma anche quel lungo processo ed i momenti in cui, sadicamente, i colpevoli ridevano tra il pubblico.
“Non ho mai pensato d’andarmene, vivo in Sicilia con la mia famiglia muovendomi per sensibilizzare le coscienze presso le scolaresche e le carceri minorili, ove i semi germogliano, apprezzando chi si vuol reinserire. E questo insegnando l’arte ‘dell’abbraccio’, poiché la violenza genera violenza quindi va combattuta strenuamente con tutte le nostre forze.”
Incalza il direttore Bonani domandando dove trova tutta quella forza, facendo osservare che il suo territorio (la Sicilia n.d.r.) è bello ma anche estremamente fragile, segnalando tuttavia che anche Milano non è scevra da malavita. In estrema tranquillità la Frazzetto risponde che il suo è un lutto che non verrà mai elaborato non nascondendo che tiene molto nel far opera di divulgazione.
“I cambiamenti vanno visti al positivo, purtroppo dici mafia e osservi morte e carcere e, una volta entrati nei clan, si manifesta un vero e proprio circolo vizioso. Quanto agli sconti di pena sono decisamente contraria in quanto così ottieni di ritrovarteli di fronte, la cronaca insegna! Bullismo? Un fenomeno purtroppo molto presente, anche questo rappresenta un altro aspetto della mafiosità da combattere.”
La Frazzetto soffermandosi poi sui problemi della Lombardia, come del resto tante altre regioni a rischio: “Beh… il fenomeno dei colletti bianchi è estremamente difficile da individuare, visto che molti si coalizzano con insospettabili, pertanto male comune! Mi è stato chiesto qui, in Toscana, se io sono una donna che perdona. C’è chi lo fa, anche per motivi di fede, ed io rispondo che l’odio e la vendetta non mi appartengono. Cerco solo giustizia!” Varie le domande che arrivano dalla classe mentre ella risponde che l’insegnamento della legalità nelle scuole è basilare, quanto a denunciare, assolutamente, da fare sempre! Non ha mancato poi d’osservare che il reddito di cittadinanza, a suo parere, ha aiutato non poco specie durante il Covid. “Si, lavoro con varie associazioni, al fianco di Don Ciotti, magistrati vari, ‘Libera’ ed altre associazioni ancora, in quanto toccare il dolore con mano aiuta sensibilizzando non poco. Chiaramente avendo figli io stessa, per loro, da piccoli, è stato inevitabile percepire la mia sofferenza capendola tuttavia nel crescere.”
Con impeto e coraggio Chiara Frazzetto incalza: “Lo stato siamo noi e tutti, anche voi studenti, dovete fare la vostra parte togliendo nuovi affiliati alla mafia. In tale contesto le donne sono ancora più spietate, tanto che le mogli dei boss arrivano a mettere cocaina nei pannolini! Non è terribile questo? Poi magari si pentono… denunciando presso organizzazioni mirate! Ragazzi, mai come in questi casi vale il motto: Schiena dritta e testa alta! Prendetene buon esempio!”.
Luisa Betti Dakli a cui va il “Premio Giornalismo” è una giovane e bella signora bionda, le cui inchieste vertono decisamente sui temi dei diritti umani. Direttrice del giornale on-line “Donne x Diritti Network” e della versione inglese di “International Women, è anche consulente per la Commissione Pari Opportunità dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio. In tale frangente si occupa come docente della formazione dei giornalisti, avvocati e magistrati, nei confronti di violenza e vittimizzazione secondaria. Scrittrice su importanti testate quali: “Corriere della Sera”, Manifesto, etc., ha collaborato con la rivista di geopolitica ‘Est’, occupandosi tra l’altro d’inchieste e reportage in Italia, Europa e Medio Oriente. Opinionista televisiva e radiofonica, ha pubblicato molti saggi facendo inoltre parte della Commissione per la tutela dei Minori nella comunicazione per il Garante d’Infanzia ed Adolescenza. Speaker su: “Femminicidio presso il Consiglio d’Europa”, ha anche ricevuto il “Premio Pegaso 8 Marzo”, collaborando inoltre ai rapporti delle ONG sulla condizione delle donne in Italia per il Comitato ONU, e contribuendo al “Rapporto per Pechino per 25.
Richiesta da Giovanni Bonani di spiegare i motivi delle varie forme di violenza, così palesi, candidamente osserva che la faccenda deve essere valutata quale fatto ancestrale purtroppo non riconosciuto in famiglia “In quanto troppo spesso considerato conflitto di coppia e quindi… vittima due volte la donna che ‘se lo cerca’, divenendo ella stessa imputata.” Davanti al Liceo Classico Vittoria Colonna di Arezzo osserva che purtroppo la giustizia non funziona nonostante vi siano ottime leggi – ma… ahimè non applicate -, e proprio su questo necessita un cambiamento culturale accompagnato da una massiccia informazione! Più tardi, alla domanda sulle imposizioni così presenti, spiega che lei in virtù di questo se ne è andata via da Mediaset e che l’85% delle donne nelle redazioni subisce molestie.
“Si, decisamente, ricatti, pressioni etc., esistono. Eccome! Quanto alla stanza dei bottoni, l’accesso direi proprio che è riservato ai soli uomini! Ed è un vero peccato poiché le donne hanno una sensibilità diversa. Tuttavia non bisogna cadere negli stereotipi, uomini e donne possono convivere professionalmente, nonostante che la solidarietà femminile sia maggiormente presente all’estero. Un plauso alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota anche come “Convenzione di Istanbul”, dove esiste fortunatamente un buon femminismo estremamente attivo. Fortuna che il nostro Parlamento, molti decenni fa, intese la violenza nei confronti della donna quale reato contro la persona e non più contro la morale. S p e n d e r e d u e p a r o l e s u i ce nt r i antiviolenza è importante – termina – dove vige il segreto d’ufficio per chi denuncia, nonostante capiti di non arrivare al magistrato. Tuttavia nei momenti di bisogno è basilare rivolgersi alle associazioni con fiducia”
Ecco allora il direttore Bonani chiedere se esiste un ulteriore messaggio da lanciare. “Si. Alle prime avvisaglie di violenza fisica e morale – occhio che sono rivelatatrici!!! – scappare senza indugi poiché certi individui non cambiano proprio!
Premiata per la ricerca scientifica Maria Rosaria Capobianchi che vanta una più che quarantennale esperienza nello studio dei virus, è laureata in Scienze Biologiche, specializzata in Microbiologia e Virologia, ricercatrice presso l’università La Sapienza di Roma, è stata direttore della UOC Virologia e Laboratori di Biosicurezza dal 2000 a luglio del 2021. Direttore del Dipartimento di Epidemiologia all’ Istituto Spallanzani, ella opera con un team di professionisti clinici che costituiscono un gruppo di riferimento internazionale per la gestione di pazienti con malattie ad elevata contagiosità. È inoltre autrice di più di 580 articoli indicizzati ed è inserita nella lista dei Top Italian Scientists con un H Index 61. Il Team coordinato dalla dottoressa Capobianchi, fra i primi al mondo, è riuscito a isolare in coltura il Sars-COV-2 e a caratterizzarlo dal punto di vista molecolare e biologico. Il Ceppo così individuato isolato è stato poi messo a disposizione della comunità scientifica, per lo studio in più di 30 laboratori nel mondo. Il suo laboratorio, che ha diretto per oltre vent’anni, è considerato un osservatorio privilegiato per i virus e ad elevata contagiosità e pericolosità, grazie anche alla disponibilità di una struttura che le permette la manipolazione dei virus in condizioni di adeguato biocontenimento. Ciò che gli ha consentito tra i primi la validazione di metodi diagnostici con allestimento di vaccini e di anticorpi monoclonali. La dottoressa Capobianchi è stata insignita del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica per essersi particolarmente distinta nel servizio della comunità durante l’emergenza coronavirus Doverosa, in questo clima pandemico seppur sotto controllo, la domanda del direttore di Beesness: “Professoressa, l’Italia quanto al famigerato Covid si è comportata bene? “Si, anche se bisogna ben capire che la variante attuale richiama tanto sforzo per garantire una maggior copertura. Quanto alla terza dose, assolutamente da fare quale forma di barriera, considerando tuttavia che esiste anche l’infezione asintomatica. Ribadisco inoltre di fermare il virus subito poiché dopo non serve più. La tempistica? La circolazione va bloccata nel mondo intero e non solamente in Italia!”.
Diva Moriani “Premio Imprenditoria per il Sociale” è aretina. Consegue laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Firenze. Dal 2007 è vicepresidente esecutivo di Intek Spa, holding di partecipazione quotata che controlla partnership industriali e finanziarie diversificate d’altissimo fat turato. Nelle varie cariche di Presidente e vicepresidente, Amministratore Delegato Italia – Estero, dal 2004 è membro CDA Fondazione Dynamo e Associazione Dynamo, primo Camp di terapia ricreativa in Italia per bambini malati, nonché membro del CDA “Culti Milano Spa”. Lavori di gran prestigio che l’hanno portata anche ad essere membro CDA di Eni Spa, Monclear Spa, Assicurazioni Generali Spa, ed altri incarichi ancora.
Ecco dunque il direttore Giovanni Bonani mentre la sottopone ad un fuoco di domande tipo: di cosa si occupano le ‘sue’ dipendenti? Vedendo lei, a mio avviso, di tutto. E ancor di più! Ed ancora: conciliare professione e famiglia è abbastanza impegnativo. Come si gestisce tutto? Infine: Ammirevole la realtà del sociale in lei così ben presente soprattutto con “Dynamo Camp.” Con il sorriso, eppur determinata manager…
“Ogni realtà e spazio va bene analizzato. La donna fa bene all’azienda per intuito e credibilità, notando con piacere che c’è stata una accelerazione della formazione. Se prima si guardava al passato adesso l’occhio è rivolto al futuro, vedi multistaking, working, co-working etc. Fare squadra è determinante e, guarda caso, nei licei come questo – dove siamo ospitati – le donne sono più brave. Nelle aziende ci deve essere posto anche per il sociale in quanto coi problemi si lavora male: opportuno in tali frangenti trovare quei risvolti umani che alleggeriscono il clima, e poi sognare aiuta, la creatività va sempre coltivata, la Barbie ha incentivato emulando spirito d’osservazione nelle sue mille e più professioni, di conseguenza è basilare avvicinarsi a persone che condividono i vostri ideali.” “Sono una persona che fa tantissimo, non lo nego e mi piace, come viaggiare conoscendo nuove realtà anche difficili. La vita è una sfida da vincere ed è bene essere felici. Mio marito – gli si illuminano gli occhi – mi ha dato tantissimo e di questo lo ringrazierò eternamente, pertanto…lontana dai modelli che non ti accettano senza capirti! Quanto ai figli sono importanti, ci mancherebbe! Però dosare più la qualità che quantità poiché i ragazzi sono in grado di recepire tutto. Di conseguenza invito a studiare circondandosi di persone vitali per la propria crescita personale. Quanto a Dynamo…parliamo di bambini malati nei campus in cui dobbiamo mettercela tutta per farli sentire uguali agli altri. Priorità di valori? Una bella fabbrica di felicità!”
Nel ruolo di referente della mattinata, Patrizia Macchione Presidente della giuria del Premio Semplicemente Donna, chiudeva i lavori evidenziando l’obbiettivo del Premio: quello d’ informazione, comunicazione ed educazione alla cultura del rispetto condividendone i valori. “ La tematica del femminicidio rappresenta un atto apicale di violenza da contrastare tramite il messaggio unanime di formare i giovani trasferendo “Il buon sapere” seppure nelle differenze di genere.” Ho ascoltato con vivo interesse le parole dei vari relatori che si sono alternati: grazie di cuore e complimenti per l’esposizione così chiara e mirata!” In punta di piedi… la sottoscritta rifacendosi soprattutto alle riflessioni e considerazioni di Diva Moriani, accoglie con piacere l’espressione della felicità – talvolta basta anche una semplice tavoletta di cioccolata – grata d’aver un grande uomo al suo fianco. Insomma, … una tantum…” Evviva anche gli uomini!”
A cura di Carla Cavicchini