BOB SINCLAR: DJ E ICONA DELLA MUSICA HOUSE NEL MONDO

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Ciao Chris (Christophe Le Friant), raccontaci come è nata la tua passione per la musica.

“La mia passione musicale nasce alla fine degli anni ‘80 quando da ragazzo sono andato in un club ed ho visto un dj rimanendo molto affascinato nel vedere come mixava i vinili, l’energia con la quale faceva musica e la condivideva con il pubblico. Questa connessione con le persone mi ha molto colpito, ho pensato che il potere e l’energia della musica fosse una cosa molto potente. Le tendenze hip-hop e house stavano arrivando in Francia dall’Inghilterra e dagli USA e mi hanno scosso nel profondo. Anche se non ero un musicista ho iniziato a pensare come questi dj suonavano e mixavano insieme le canzoni e mi chiedevo dove questi brani musicali fossero venduti. Ho cercato dove avrei potevo comprare questi vinili. Erano dei dischi con incisa una sola canzone (12 pollici) e per questo c’è voluto molto tempo poter comprarne tanti e per farmi una cultura musicale. Ho anche analizzato come questi dj & producer creavano questa musica con delle campionature di altri brani e utilizzando le drum machine: ho iniziato a studiare come poter produrre musica. Ho cominciato a fare qualche sequenza mixata, ma nonostante questo ho sofferto tanto perché volevo che questo diventasse il mio lavoro ma non sapevo come iniziare a farlo. Come dj potevo fare il dj resident in un locale, ma come artista era più difficile perché gli artisti erano inglesi e statunitensi e per me quella cultura era molto lontana. Piano piano ho scoperto che questa musica underground, tipo hip-hop, house e techno veniva prodotta su piccole etichette discografiche ed i vinili erano l’unico modo per promuovere le canzoni, anche se costava tanto incidere un vinile. Ho conosciuto dj Yellow che aveva una collezione importante di pezzi soul, funk e jazz e mi ha insegnato come i dj potevano crearsi la propria musica e quindi step by step ho iniziato a produrre le mie tracce.”
Come è nato il nome Bob Sinclar?
“Ho iniziato a lavorare al mio primo pezzo per la prima volta nel 1994 e ho iniziato a creare pseudonimi diversi. Volevo crearmi un nome d’impatto di stile francese come se fossi una spia, stile James Bond. Ero un grande fan di un film francese chiamato “Le Magnifique” con Jean-Paul Belmondo che interpretava un certo Bob Saint-Clar. Erano due nomi in uno, ma Bob è un nome fantastico, molto kitsch e forte, e sul primo vinile sono uscito con questo nome, anche se scritto in modo diverso (Bob Sinclar). È stata una prova, non avrei mai potuto pensare di avere una carriera di successo con questo nome. All’epoca era difficile poter diventare un’artista. Il primo vinile è andato bene con 3000 copie vendute mentre il secondo ha totalizzato 4000 copie. Visto che stava andando tutto nella giusta direzione ho pensato di fare un album ed è stato un momento incredibile.”
Quando qualcuno pensa ad un dj tutti pensano a Bob Sinclar, hai davvero cambiato il modo di concepire la figura del dj e la musica house e dance prima dell’avvento dei social. Come sei diventato un’icona?

“Credo che si possa diventare importanti solo se si è sé stessi ed autentici. Penso che le persone percepiscano che amo la musica ed il mio lavoro, sono sempre gentile con tutti, amo quello che faccio. Le persone amano la mia musica, amano quello che produco e a loro piace la mia vita. Io voglio creare un profilo artistico per ispirare le persone ed i giovani dj. Quando a 12 anni ho detto a mia madre di voler diventare un dj la vita notturna era associata ad alcool e droghe.

Io invece volevo creare una bella immagine del dj e ho iniziato creando la mia musica. Facevo diverse interviste in TV e radio. Non ho interesse per la vita notturna fine a sé stessa. Io voglio solamente essere un artista con la A maiuscola per tramandarlo alle nuove generazioni, dando la migliore immagine di me stesso. È anche bello per le famiglie vedere che un artista fa una vita sana ed è un bravo ragazzo senza fare una vita estrema. Se un ragazzo di 12 o 13 anni dice ai genitori che vuole essere come Bob Sinclar io sono orgoglioso di questo.”

Come fai ad essere al top nel mondo musicale per così tanti anni?

“A livello produzione è difficile restare al top perché ci sono molti giovani talenti che si sono ispirati a quello che è stato fatto precedentemente ed è giusto che il mondo vada avanti in questa direzione. Non devi soffrire se non sei più allo stesso livello di prima come ed esempio quando ho composto “Love Generation” e “World Hold On” nel 2005 e 2006. Adesso mi gratifica molto l’energia che do alla gente, quando tu dai la giusta energia per quello che fai allora l’energia ti torna indietro. Sono stato fortunato a vivere quel momento al vertice delle classifiche ed ho avuto grande successo con Raffaella Carrà. Ho fatto molte collaborazioni e gestisco i social nel modo che reputo più corretto possibile. Ho fatto delle scelte importanti e giuste a livello dj, come avere la residenza al Pacha di Ibiza e nei club più importanti al mondo. È stato fondamentale fare buona musica, alcune volte al top, altre volte meno. Mi ha aiutato anche tanto il fatto che l’Italia mi supporta molto. Il vostro paese mi dà l’opportunità che ogni mia traccia sia apprezzata ed ascoltata. Ho molta visibilità in Italia e questo non succede in ogni territorio del mondo. Essere al top non significa niente, provo sempre ad essere creativo, originale nella mia musica, e non copio nessuno. Se copi qualcuno sarai sempre secondo. Cerco di essere autentico, genuino e originale.”
Ti seguiamo su Instagram e posti dei video molto originali e divertenti per promuovere il tuo lavoro, parlaci del tuo rapporto con i social

“Gestisco io personalmente i miei social e la mia comunicazione, nessuno lo fa per me. Mi piace ideare tutti i miei video e tutta la creatività proviene dal sottoscritto. Mi piace condividere la musica in modo divertente anche in stile ironico e lo faccio spesso anche coinvolgendo i miei figli. In questo modo le persone hanno una buona impressione di me, anche di un buon padre. Mi piace ispirare anche i padri. Si pensa che il padre non sia importante quanto la madre, ma invece il padre è il capo della famiglia.”
Sei un artista a 360 gradi e un dj creativo, hai anche ballato nel videoclip della tua canzone Groupie

“Il videoclip Groupie è stato d’ispirazione a tante persone anche se la traccia non ha avuto molto successo in Italia. Il video è stato fantastico, l’ho anche postato di recente sui social e molti non se lo ricordavano o non lo riconoscevano quindi è stato come farlo riscoprire al mio pubblico.”
Abbiamo avuto la possibilità di essere tuoi ospiti ad Ibiza al Pacha e al Cafè Mambo in occasione del tuo party Paris by night. Racconti come è nato questo format e se ci sarà la possibilità di rivederlo in futuro

“Niente può tornare indietro di nuovo, le cose capitano perché devono capitare naturalmente. Il Pacha mi ha contattato nel 2006 quando ho fatto “Love Generation” per creare un format chiamato “Love Generation” ma non ero pronto. Qualche anno dopo, mi hanno richiamato chiedendomi se volessi una residenza ad Ibiza e ho detto di sì e ho proposto un format stile cabaret francese chiamato “Paris by Night” con le drag queen che è durato 5 anni. Dopo 4 anni, nel 2018, il Pacha si è rinnovato come locale, hanno spostato la posizione della console, hanno cambiato totalmente il concetto della discoteca come era nata. Questi cambiamenti non mi hanno più fatto vivere il Pacha come l’avevo conosciuto io. Comunque, ho suonato al Pacha dal 1999, con artisti come Roger Sanchez, Erick Morillo (pace all’anima sua), in diverse serate. Ero molto felice ma poi le cose sono cambiate e quindi ho deciso di lasciare il Pacha. A Ibiza mi sono spostato a suonare all’Heart (ora Club Chinois) nel 2019. Dopo la pandemia, nel 2022, ho suonato per il party Glitterbox di Defected.
Io amo Ibiza, ma penso che ci siano vari momenti nella carriera di un’artista. A livello personale in questo momento non mi trovo nel giusto momento per suonare ad Ibiza con una residenza fissa per tutta la stagione. Magari ritornerò tra 2 o 3 anni, chissà. Ma in questo momento il pubblico di Ibiza non è per me. Al massimo preferisco suonare 2 o 3 volte senza avere la residenza, come farò anche quest’estate per il party Glitterbox presso la discoteca Hii. In ogni caso Il format del party Paris by Night è concluso per ora. Non sarebbe stato male promuoverlo in altre location ma con me ci sono anche 15 performers che devono spostarsi, il che comporta un notevole costo di produzione. Il Pacha offre fantastiche decorazioni a tema e rappresentava la location perfetta per il mio format.”
Tu viaggi in tutto il mondo e suoni le tue canzoni davanti ad una folla incredibile durante i tuoi show, come hai vissuto il periodo della pandemia?

“In Francia abbiamo avuto 50 giorni di lockdown e sin dal primo giorno ho cercato di crearmi una sorta di comunicazione social. Inizialmente ci avevano detto che sarebbero stati 15 giorni di lockdown. Io comunque non sarei riuscito a stare a casa ma per fortuna il mio studio è vicinissimo a casa ed ho deciso di fare qualche live su instagram e Facebook mentre suonavo. Ho iniziato a far girare i vinili senza nessun tipo di programmazione. Questa mia sessione live è stata vista da più di un milione di persone. Quindi ho deciso che avrei voluto essere creativo e crearmi un mio show live sui social ogni giorno dalle 14 alle 15 in cui avrei suonato tutti i miei classici. L’ultimo giono di lockdown ho addirittura coinvolto mio figlio nel dj set. In ogni session di un’ora mettevo 16 canzoni. Non era lo stesso effetto di un’esibizione live ma potevo comunque vedere i messaggi e i commenti dei miei followers. Potevo solo immaginare l’impatto che avevo su di loro perché erano a casa dall’altra parte dello schermo. Dopo 15 giorni che avevo iniziato a trasmettere, ci hanno detto che ci avrebbero tenuto segregati per altri 45 giorni e ho pensato che sarebbe stato un duro lavoro preparare questo show ogni giorno ma alla fine ce l’ho fatta. I social e anche la TV francese si sono complimentati per i miei show. Ho potuto considerarlo come un piccolo successo della mia carriera.
Ero triste di non poter suonare nei locali, ma più che altro ero triste per quello che sarebbe successo dopo perché per un anno non ho potuto esibirmi nei locali e viaggiare nel mondo come avevo sempre fatto. È stata una crisi per molti giovani artisti emergenti e per moltissime discoteche che hanno chiuso per sempre. È stato uno shock vero per tutti.”
Parlaci di un aneddoto o di un episodio in particolare che hai vissuto in questi anni durante i tuoi dj set nel mondo.

“Ho suonato una volta al Playboy Mansion a Los Angeles ad un party privato per 2000 persone, 2/3 erano donne e 1/3 uomini.
Il dress code per le donne lingerie e per gli uomini in boxer. Immaginate di essere a Los Angeles e tutti vogliono partecipare a questo evento mentre tu sei addirittura il dj con accesso alla piscina privata… La serata è stata molto divertente (non aggiungo nulla…) ma ero anche più giovane…”
Come è nato il tuo amore per l’Italia e la sinergia per gli italiani? E cosa ti piace dell’Italia e degli italiani?

“In Francia nel XV secolo, nella corte di Luigi XIV, quando un ragazzo aveva eleganza e stile si diceva che questo ragazzo fosse italiano. Io amo la vostra storia, la vostra cultura, la vostra eleganza e il vostro stile, il vostro modo di amare la musica, il cibo, le donne e le persone sono eleganti. Avete le vostre tradizioni e le portate avanti senza farvi influenzare. Mi piace suonare nel vostro paese; le radio e le TV mi danno la possibilità di promozionare le mie tracce. Sono stato molto fortunato a conoscere Raffaella Carrà. Non sapevo chi fosse ma era una bella persona. Abbiamo fatto il remix “A far l’amore” e siamo arrivati fino agli Oscar come colonna sonora del film “La grande bellezza” con Tony Servillo. In Italia ho lavorato anche con Yamamay, Alfa Romeo e Vecchia Romagna. Ho questa sinergia con l’Italia perché ho la stessa eleganza italiana pur non essendo un italiano. Io amo gli italiani e gli italiani amano me, penso che siano uno scambio reciproco. Mi piace l’Italia dal nord al sud perché sento sempre energia positiva ed un’ottima accoglienza ovunque io vada.”
Noi vediamo spesso dei video su internet nei quali il tuo pubblico italiano canta ad alta voce “Pioli is on fire” al posto di “freed from desire” di Gala. Hai avuto mai l’occasione di conosce l’allenatore Stefano Pioli?

“Non ho avuto modo di conoscere Stefano Pioli. La scorsa estate mentre suonavo a Villa Barbieri a Padova ho messo il pezzo “Freed From Desire” di Gala. So che gli italiani a volte non cantano in modo corretto le canzoni perché non sanno bene tutte le parole. Ho suonato la canzone ed al primo ritornello non sapevo cosa stessero pronunciando. Al secondo ritornello ho capito che dicevano qualcosa di strano. Poi ho visto che nei giorni seguenti il video era diventato virale su TikTok, e mi hanno spiegato che Pioli era l’allenatore del Milan ed era un coro che cantavano i tifosi milanisti allo stadio. Non ho ancora conosciuto Stefano Pioli ma mi piacerebbe conoscerlo per dirgli: “Adesso so chi sei e sei un fire”. È proprio questo che mi piace dell’Italia, che quando sono fan di qualcosa lo sono per davvero. Questo lo vedo quando suono nel mondo, metà del locale è sempre composto da italiani. Gli italiani sono ovunque.”

Hai collaborato con artisti internazionali come Robbie Williams, Raffaella Carra, Snoop Dogg, Gisele Bundchen, Akon e Shaggy. Con quale internazionale ti piacerebbe collaborare per un progetto futuro?

“Sicuramente mi piacerebbe lavorare con Bruno Mars perché si avvicina molto alla musica che amo stile funk e soul. Mi piace anche lavorare con artisti talentuosi ed emergenti e lui per me è il top.”

Nuovi progetti e uscite musicali?

“Ho scoperto un nuovo artista che si chiama Quinze con il quale abbiamo rifatto la cover Stephanie Mills “Never new knew love like this before”. È uscita un mese fa e sta andando bene in Italia. Ho anche una missione verso i più giovani, ovvero di fare le cover delle hits del passato per fargliele conoscere. Ho anche fatto uscire una traccia venerdì scorso, dedicata alla cultura antica creola chiamata “Zanmi Kanmarad”.
Al giorno d’oggi tutti fanno musica afro ma alcuni si sono dimenticati che proprio il sottoscritto ha lanciato il progetto “Africanism” all’inizio degli anni 2000. Adesso è arrivato il momento di rilanciare questa label, quindi ogni mese uscirà una traccia con questo stile afro. Non è per forza uno stile solo africano, può essere anche spagnolo o brasiliano ma deve avere come sottofondo percussioni africane. Per ultimo, sto facendo una collaborazione con un dj italiano, Marco Lys. Faremo un pezzo insieme per l’estate. Sarà un pezzo da club e spero vi piaccia.”

Quali sono le tue passioni al di fuori della musica?

“Amo lo sport e mi piace molto il tennis. Colleziono le riviste di Play Boy, opere d’arte di Warhol e Basquiat, e anche abbigliamento vintage, come i jeans degli anni ‘40 e ’50, le t-shirt di band rock degli anni ’80. Colleziono anche art toys (as esempio Bearbricks).
Il mio studio a Parigi è come se fosse un museo. La cosa bella è che anche i miei figli hanno lo stesso interesse nel collezionare pezzi vintage.”
Ultima domanda di rito: 5 canzoni che non devono mancare dalla tua playlist personale

Difficile scegliere, ma posso dire:
• Mattia Bazar – Ti penso.  Ho fatto anche un remix “bootleg” di questo loro pezzo, senza però pubblicarlo.
• Prince – It’s gonna be a beautiful night
• James Brown – Say it loud I’m black and I’m proud
• A tribe called quest – Can I kick it
• Sade – Never as good as the first time

Rubrica iLoby a cura di Christian Gaston Illan e Luca Sardi

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