DEMETRIO ALBERTINI, VISIONE E CARRIERA AL MILAN

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Guardando alla sua carriera nel Milan, quali sono stati i momenti più significativi che hanno maggiormente influenzato la sua crescita, sia come calciatore che come persona?

Il Milan è stato molto più di una squadra, una vera famiglia. Arrivato giovanissimo, a soli 10 anni, ho avuto il privilegio di crescere e maturare accanto a persone straordinarie. Tra i tanti momenti speciali, il 1994 è sicuramente indimenticabile, con la vittoria dello Scudetto e della Champions League. Tuttavia, anche la mia partita d’addio resta un ricordo indelebile: 45.000 tifosi a San Siro e otto Palloni d’Oro in campo sono stati la dimostrazione più bella di ciò che ho lasciato come persona, oltre che come calciatore.

Durante la sua esperienza all’estero, in particolare con l’Atlético Madrid e il Barcellona, quali differenze ha notato nel modo di vivere il calcio rispetto all’Italia?

Il calcio in Spagna, all’epoca, si viveva in modo molto diverso rispetto all’Italia. C’era una maggiore vicinanza tra società, tifosi e giocatori, un clima quasi familiare. Nonostante il business fosse già importante, l’approccio umano rimaneva prioritario. È stata un’esperienza che mi ha fatto riflettere su quanto il calcio possa essere interpretato in modi differenti.

Lei è stato uno dei pionieri del padel a Milano. Cosa l’ha spinta a investire in questo sport e quali opportunità vede oggi nel settore?

Ho scoperto il padel in Spagna e ho subito intuito il suo potenziale. Quando abbiamo aperto il nostro primo club nel 2017, a Milano c’erano solo quattro campi, e noi abbiamo subito raddoppiato l’offerta. Il successo del padel sta nella sua accessibilità e nella capacità di coinvolgere tutti, anche le donne. Oggi, il settore si trova nella fase di sviluppo delle infrastrutture: non basta più costruire campi, ma è necessario offrire servizi di qualità per soddisfare le esigenze crescenti degli appassionati.

Il Gran Galà del Calcio è ormai un appuntamento iconico. Qual è la formula vincente che lo rende così speciale?

Il segreto del successo è semplice: i giocatori votano per i giocatori. Questo rende ogni premio un riconoscimento autentico. Inoltre, abbiamo curato ogni dettaglio, trasformando l’evento in una vera festa del calcio, dove atleti, società e il mondo politico-sportivo si incontrano. È un momento unico per celebrare il nostro sport.

Quest’anno, in occasione del trentennale della vittoria del Milan nella finale di Atene 1994, lei e i suoi compagni siete stati premiati con un riconoscimento alla carriera. Cosa ha significato per lei rivivere quei momenti?

Ricevere questi riconoscimenti, a distanza di anni, è sempre emozionante. La squadra del Milan del 1994 ha lasciato un segno indelebile nella storia del calcio mondiale. Questi premi ci ricordano non solo le vittorie, ma anche i valori e il legame speciale che ci univa.

Con l’introduzione di nuove tecnologie e metodologie di allenamento, quali competenze fondamentali un giovane calciatore dovrebbe sviluppare per emergere oggi?

La disciplina è la base di tutto. Puoi avere talento, ma senza disciplina non raggiungerai mai i tuoi obiettivi. Inoltre, è fondamentale sapersi gestire nella comunicazione, specialmente nell’era dei social media, dove un errore può compromettere la carriera.

La sua carriera dirigenziale in FIGC è stata straordinaria. Quali sono stati i momenti più significativi e quali sfide vede per il futuro del calcio italiano?

Essere parte della vittoria del Mondiale 2006 è stato un momento unico. Come dirigente, però, la soddisfazione più grande è stata poter contribuire a migliorare il nostro sistema. Le sfide future includono un progetto sportivo condiviso, la crescita economica e il miglioramento delle infrastrutture, con un focus sugli stadi di proprietà.

Come imprenditore, qual è il ruolo dell’innovazione e della visione strategica per differenziarsi in un mercato competitivo?

L’innovazione è fondamentale, soprattutto nel saper intercettare nuove tendenze e linguaggi. Inoltre, lavorare con un team capace e motivato è essenziale. Come nella mia carriera da regista in campo, credo nel valore del lavoro di squadra per raggiungere grandi risultati.

Guardando al futuro, quali sono i suoi progetti personali e professionali?

Continuerò a sviluppare il progetto del padel e a restare vicino al calcio, direttamente o indirettamente. Mi piace uscire dalla mia comfort zone e affrontare nuove sfide, senza mai smettere di imparare e crescere.

Per concludere con una nota personale, quali sono le cinque canzoni che ascolta più frequentemente su Spotify?

La musica mi accompagna in ogni momento della vita. Tra le canzoni che amo, cito Un disperato bisogno d’amore degli Stadio, un inno all’amore autentico e profondo, perfetto per accompagnare momenti riflessivi; Vado al massimo di Vasco Rossi, una carica di energia e determinazione, quasi un manifesto per affrontare le sfide della vita; Ora che non ho più te di Cesare Cremonini, una melodia struggente che mi fa pensare a mio padre e ai legami che ci definiscono. Notti Magiche, la colonna sonora di Italia ’90, evoca emozioni uniche e il ricordo di un calcio romantico; e infine una canzone di Annalisa, rappresentativa della freschezza e del talento della musica italiana contemporanea, capace di ispirare nuovi inizi.

A cura di Christian Gaston Illan e Luca Sardi

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