Intervista a Olimpia Pittacco e Gabriela Pacini, co-founder di Front Row Tribe, inserita al 5° posto da Forbes tra le 10 startup in grado di influenzare il futuro del fashion
È sicuramente un tipo di business che sta rivoluzionando il concetto di vendita e si lega sicuramente alla sharing economy
A chi non è mai capitato di dover andare ad un evento importante e non aver niente da indossare? Quante volte ci si trova a guadare l’interno dell’armadio con aria sconsolata? Oppure ancora quante volte ci si trova incollati alle vetrine dei negozi ad ammirare abiti troppo costosi per il nostro portafogli? Per mettere fine alle nostre sofferenze ci pensa Front Row Tribe, una startup che si occupa di far recapitare l’abito per ogni occasione direttamente a casa nostra! Front Row Tribe è una startup che nasce nel 2015 da un’idea di Olimpia Pittacco e Gabriela Pacini, entrambe co-founder di Front Row Tribe: le due giovani, progettando la startup, si sono ispirate al modello americano di Rent the runway.
Come e quando nasce questa startup? Da cosa deriva questo nome?
“Volevamo trovare un nome non italiano, con l’idea di riuscire ad espanderci in Europa e con la consapevolezza che tutto ciò che ha un nome italiano viene percepito in modo diverso nel mondo. L’intento era di trovare un nome che legasse in qualche modo la moda, la sfilata e il gruppo ed ecco appunto Front Row Tribe! L’idea di sviluppare questa start up è nata per caso, un giorno a pranzo con la mia socia, la quale, come me, ha un background internazionale”.
Come funziona questa startup?
“Siamo due co-fondatrici: io curo la parte legata all’immagine e la mia socia, Gabriela, si occupa del merchandising. Abbiamo collaboratori che si occupano di gestire la newsletter, i social media, il funzionamento del sito e altre cose, mentre ci avvaliamo di consulenti esterni per tutto il resto. Noi acquistiamo i capi in showroom come se fossero in negozio, con un vantaggio di acquisto di un terzo del prezzo e permettiamo il noleggio con un prezzo compreso tra il 10 e il 15% in meno rispetto ai costi in negozio e che comprende: il noleggio per quattro giorni, la lavanderia, la sartoria nel caso vi fosse bisogno e, in aggiunta, 5€ su ogni ordine, che corrisponde ai costi di assicurazione che coprono circa 250€ di danni”.
L’idea di sviluppare questa start up è nata per caso, un giorno a pranzo con la mia socia
Come avete avviato la startup?
“Inizialmente abbiamo finanziato tutto noi, io e Gabriela, poi abbiamo ottenuto un prestito da UBI banca, coperto e garantito da Medio Credito. Il sito è stato messo online nel giugno 2015 ed ora cominceranno i primi round di investimenti”.
Come vincola la tua vita la scelta di lavorare su una piattaforma online?
“Vincola al 100%! Ciascuno di noi ha le proprie aree, gli abiti partono tutti dall’ufficio. Ognuno di noi però fa qualcosa a 360° occupa appieno la giornata, anche nelle ore libere, ad esempio abbiamo installato una chat live a cui rispondiamo sempre e anche questa viene gestita da noi”.
Che genere di cliente si rivolge a voi?
“La nostra cliente tipo ha circa 35-37 anni con un potere medio d’acquisto, potrebbe essere tranquillamente un dentista oppure un avvocato o addirittura lavorare nell’ambito della moda. Abbiamo notato che ad esempio se la cliente è di città come Milano, ha tendenzialmente una forte conoscenza nel campo della moda e scelgono abiti più particolari, mentre le clienti che ci contattano da città diverse, come ad esempio Avellino, richiedono abiti più classici”.
Avete intenzione di aprire stores fisici?
“Per il futuro abbiamo l’idea di aprire uno store. Abbiamo visto che il cliente ha ancora bisogno di vedere il vestito prima di noleggiarlo. Alcune clienti magari vengono a vedere e provare gli abiti, magari trovano qualcosa che non è ancora disponibile online, e questo è un vantaggio per chi viene direttamente lì, perché ha già modo di scoprire in anteprima qualcosa che non è ancora disponibile online. Stiamo cercando di trovare delle vie alternative per diminuire i costi di apertura di uno showroom. L’intenzione è quella di aprire punti vendita nelle principali città italiane ed all’estero”.
Abbiamo letto che la rivista Forbes vi inserisce al quinto posto tra le dieci startup in grado di rivoluzionare il futuro del fashion…
“Rivoluzionari non saprei… L’idea della startup è stata ripresa da una piattaforma americana ed è stata semplicemente trasferita in Italia ed in Europa. È sicuramente un tipo di business che sta rivoluzionando il concetto di vendita e si lega sicuramente alla sharing economy”.