Un paperotto fischiettante, felice di essere scampato al rischio di essere spennato: l’ironia di Save The Duck e, con essa, il pregio di essere un brand di moda totalmente ecologico e animal cruelty free, è tutta qui, racchiusa in quel piccolo logo arancione.
Il piumino amico delle papere, realizzato escludendo l’impiego di qualsiasi materiale di origine animale, perfino la seta e la lana, è famoso in tutto il mondo e icona dell’immagine sostenibile del giovane marchio Save The Duck, fondato nel 2011 da Nicolas Bargi. Il marchio italiano dei piumini “senza piume” è resistente, bello, colorato, warm, destagionalizzato (indossabile 8 mesi l’anno) e con un’imbottitura ecologica: si tratta infatti di un prodotto in nylon ultrasottile, di estrema morbidezza e comfort, con imbottitura “plumtech”, ovvero piuma sintetica, fatta di ovatta striata (un’ovatta tecnica termoisolante ricavata da un poliestere frutto del riciclo di bottiglie di plastica, ndr). Save The Duck, i cui mercati di punta sono attualmente Italia, Europa e Stati Uniti, ha aderito al progetto internazionale Animal Free Fashion ideato dalla LAV, sottoscrivendo il massimo livello del rating etico previsto, VVV+, ovvero impegnandosi a non utilizzare alcun materiale di origine animale nelle proprie collezioni.
Ettore Laurenti, Sales Director Italy del brand, ci racconta a tu per tu “il mondo” Save The Duck.
Da cosa nasce l’idea di una linea di capi animal friendly?
“La moda utilizza tradizionalmente elementi provocatori e non convenzionali come simbolo di modernità e personalità. Spesso i contenuti di questa prassi risultano vacui di messaggi costruttivi ed educativi. Il nostro progetto invece nasce per promuovere un concetto moderno, quello di animal friendly, come elemento distintivo e innovativo in grado di coniugare immagine, personalità ed etica”.
Qual è il segreto del successo dei piumini “senza piuma”?
“Il segreto insito nella stessa praticità, leggerezza e versatilità del capo. Grazie all’impiego del plumtech come padding interno, i nostri prodotti rappresentano un notevole miglioramento delle caratteristiche tipiche del piumino, sia in termini termici che igienici e di resistenza all’umidità”.
In occasione dei primi 50 anni di WWF Italia, Save The Duck ha lanciato una “special edition”, realizzando un’ampia e coloratissima palette, composta da 50 nuances, ognuna delle quali rappresentava un animale o un habitat naturale a rischio. Potreste raccontarci come è nata la partnership con WWF e in che modo è stata progettata questa collezione?
“La collaborazione Save the Duck – WWF nasce con l’obiettivo di condividere valori e finalità riassumendo in un unico modello ad hoc in 50 colori lo spirito e l’impegno per la causa. Qui WWF si costituisce driver internazionale del messaggio comune, garante della serietà e veridicità delle caratteristiche dei nostri prodotti che risultano conformi ai test e alle certificazioni che WWF richiede obbligatoriamente nei casi di co-branding”.
Quale messaggio devono trasmettere i capi di Save The Duck?
“Stile, innovazione, colore, attualità, spensieratezza e rispetto per l’ambiente, i nostri prodotti dimostrano e vogliono non avere età, vincoli, casta e categoria di appartenenza, una nuova normalità si impone riuscendo a superare gli schemi anacronistici della moda “per pochi” e del lusso impegnativo”.
Solo di recente Save The Duck è approdato all’e-commerce: ciò non si pone, forse, in controtendenza rispetto alla necessità oggi di un approccio digital per l’apertura a una vera internazionalizzazione dei processi aziendali?
“Per quanto la nostra azienda risulti “smart” e moderna conserva uno spirito cauto e riflessivo nei processi decisionali, soprattutto nell’ambito del digital, che rappresenta grandi potenzialità di internazionalizzazione del brand e dei suoi risultati, ma può comportare dei rischi relativi al posizionamento e all’immagine del brand qualora non si riesca a presidiare accuratamente le caratteristiche dell’offerta in termini di pricing e di brand mix. Al momento riteniamo di testare le nuove opportunità dell’e-commerce mediante la sezione ad hoc del sito istituzionale per tutelare al massimo la nostra immagine e la nostra clientela wholesale secondo un approccio multichannel attento e ponderato”.
Qual è la crescita in volume di vendite del brand?
“Dalla start up del 2013 che registrò 7.000 capi venduti ai 540.000 capi dell’ultimo anno per un turn over di 27.000.000 di euro, con realistiche aspettative di crescita del 25% per l’anno a venire”.
L’obiettivo principale di Save The Duck?
“Imporsi come il maggior riferimento internazionale di una tendenza di consumo green e animal friendly sempre più concreta. Stiamo lavorando attivamente per implementare l’utilizzo dei materiali recycle fino ad estenderlo al 100% dei nostri prodotti, unitamente all’impegno sull’area detox che mira all’eliminazione totale di qualsiasi prodotto in grado di danneggiare l’ambiente e risultare anche solo parzialmente tossico per le persone. Il processo è molto complicato ma possibile e per essere affrontato con serietà dobbiamo procedere per step. Ogni piccolo passo in questa direzione rappresenta un successo per noi e per chiunque prediliga uno dei nostri prodotti”.