TRUSSARDI SINCE 1911

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Suo nonno Dante nel 1911 fonda a Bergamo un laboratorio per la produzione di guanti in pelle, ma sarà con l’avvento di suo padre Nicola che l’azienda si trasformerà in una casa di moda. La famiglia che cosa le ha raccontato di quel periodo?

L’azienda è nata a Bergamo ed inizialmente era un piccolo laboratorio per la produzione di guanti. 

Questo laboratorio è sopravvissuto a ben 2 guerre mondiali e ad una riconversione ad uso bellico.

Abbiamo lavorato per tanti anche per la casata inglese. Eravamo un’eccellenza, ma comunque dei fornitori.

Negli anni 70 nasce il marchio del levriero. Chi ha avuto l’idea di crearlo e che cosa rappresenta per lei e per milioni di clienti in tutto il mondo?

A partire dagli anni 60 non si usavano più i guanti perché all’epoca servivano come strumento di protezione dal freddo.

È iniziata una vera crisi per la nostra realtà. A questo punto è subentrato in azienda mio padre al posto di mio nonno e ha iniziato a creare delle pelli particolari da vendere per il mercato della moda. Un pellame talmente sottile che sembrava seta.

Ha rilanciato questa attività con successo, producendo delle piccole borse e accessori che vendeva anche in Giappone.

Con il tempo nasce l’esigenza di creare un marchio, mio padre capisce prima di altri che all’epoca tutte le persone benestanti e ricche volevano diventare nobili, da qui l’idea di creare il marchio del levriero stilizzato racchiuso da un ovale che rappresenta e ricorda proprio lo stemma di una casata nobiliare.  Ha creato un’eccellenza a partire dalla moda per poi arrivare ad altri ambiti, anche se all’inizio il comparto non lo valorizzava. Era considerato un diverso, non era uno stilista, non faceva abbigliamento e neanche accessori, anche se i suoi prodotti stavano avendo successo. 

Voleva essere soltanto originale e innovatore, come con la sua prima sfilata al Teatro alla Scala, oppure in Piazza Duomo o all’aeroporto di Linate. Ha fatto cose insolite per l’epoca.

Suo padre e suo fratello sono mancati a pochi anni di distanza tra loro. Che ricordi ha e che cosa le hanno trasmesso?

Mio padre è morto quando avevo 15 anni. Mi ha trasmesso diverse passioni come la scrittura, l’arte oratoria e il lavoro. Lavorava sempre come faccio anch’io. In vacanza non riesco a stare più di due giorni senza far niente.

Mio fratello invece era come un amico per me. Era molto frustrato e voleva essere come mio padre, mentre io non ho mai vissuto il confronto ed il paragone con lui.

Quanto è stato difficile condurre un’azienda come la Trussardi avendo allo stesso tempo rapporti con la propria famiglia?

Dopo la morte di mio padre l’azienda è rimasta statica e senza sbocchi. Non aveva avuto una visione futura e si è incominciato a vivere di rendita.

La mia famiglia a 27 anni mi ha chiesto di rilanciare l’azienda e ho accettato anche se non avevo idea di che cosa sarei andato incontro.

Il mio errore è stato quello di pensare di poterla gestire con le mie uniche forze. La mia famiglia pensava di mettermi in prima linea ma a comandare volevano essere ancora loro.

Dopo anni di stalli e problemi vari ho comprato le quote dai miei famigliari e sono diventato AD e proprietario unico dell’azienda. Per via di antichi patti parasociali sono stato costretto a reinserire in azienda alcuni famigliari che mi hanno creato non pochi problemi. Avendo però la maggioranza assoluta sono riuscito a prendere il controllo dell’azienda dando una nuova governance; senza questa mossa l’azienda sarebbe fallita. 

Non si è occupato soltanto di moda, perché nel 2012 ha partecipato come protagonista allo spot del profumo maschile My Land e nel 2014 ha fatto il giudice nel programma Fox TV Project Eunaway Italia assieme ad Alberta Ferretti e alla modella Eva Herzigova. Ci dobbiamo aspettare qualche altro progetto per il piccolo schermo?

La partecipazione come giudice nel programma Fox TV Project Eunaway Italia, mi è stata chiesta da Paolo Mieli. Si trattava di un progetto di franchising che ha avuto successo in tutto il mondo, ma non qui in Italia.

Se ci dovessero essere delle occasioni per raccontare e spingere delle attività che possano promuovere la mia azienda non mi tirerò indietro e acceterei di nuovo.

Il suo ultimo progetto Charming Goods assieme ad Andrea Bragantini (detto Andrea Bra) la vede ritornare alle origini, guardando agli accessori in pelle. Ci può dare qualche dettaglio in più di questa nuova avventura imprenditoriale?

Con Andrea Bragantini (Andrea Bra) abbiamo fondato la società “Charming Goods” che utilizza i nostri accessori in pelle per brandizzare e personalizzare i settori della nautica, dell’automotive e del motor sport.

Ci racconti gentilmente il progetto “Fast Cars and Slow Food”.

Questo progetto nasce dall’idea di unire due realtà apparentemente scollegate come le auto e la cucina: due mondi che godono di un valore inestimabile, quello di rappresentare l’eccellenza della cultura italiana, nonché le due più mie grandi passioni.

Si tratta di una vera e propria experience che crea un legame eterno tra il rombo dei motori e la quiete che si crea durante l’assaggio di una pietanza stellata.

Ho creato un club che da due anni organizza eventi di questo genere in giro wewper l’Italia. 

L’ultima domanda di rito: gli ultimi 3 brani ascoltati della tua lista di Spotify e i suoi hobby?

Io non ho Spotify, utilizzo soltanto YouTube music. I miei hobby invece sono le auto e il cibo.

A cura di Christian Gaston Illan e Luca Sardi

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